SHALOM

C'è una parola che vorrei venisse pronunciata nella striscia di Gaza: SHALOM
Ho amato una professoressa di lettere alle scuole medie. Ho imparato da lei il valore della pace, i sentimenti di uguaglianza, la parità fra donne e uomini, la non violenza. 
Ho conosciuto il conflitto arabo-palestinese attraverso l' amicizia di due ragazzi Davide e Daud e la chiarezza di una autrice Clara Costa Kopciowski.
Ho ammirato la forza di due bambini che hanno superato l'odio irrazionale e millenario.
La storia si ferma all'inizio degli anni 70, nelle ultime righe i due protagonisti si stringono la mano dicendo SHALOM, soffocati da un muro di pietre.
Sono passati più di 40 anni e non è SHALOM.
L'ultima immagine di una bimba di pochi mesi, morta intossicata nei territori occupati, risale a poche ore fa.
Intorno le grandi potenze che, dalla fine del 1800, giocano ad appoggiare o non appoggiare i due popoli, al centro Gerusalemme con il suo muro del pianto e il medio oriente infuocato. Il passaggio di due guerre mondiali, gli orrori dei campi di concentramento, non hanno fermato la violenza.
Unica variante di oggi: l'indifferenza del mondo occidentale davanti a tanto dolore e sangue.
Io credo che proporre ai nostri ragazzi (e forse agli adulti) la lettura di SHALOM possa essere la strada giusta per avvicinarsi alla conoscenza di una vicenda millenaria che riguarda due popoli antichi e non lontani dalla nostra storia.
Il messaggio di fratellanza  tra i popoli, liberi dai pregiudizi, dovrebbe essere il filo conduttore della nostra vita.
Non è così: i morti nel mediterraneo, i profughi siriani o semplicemente il povero della porta accanto provocano solo indifferenza. Ahimè.

Il libro è disponibile a questo link:
SHALOM
Per approfondire gli ultimi drammatici eventi:
Internazionale - Dopo il massacro di Gaza

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