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PRIMA VENNERO PER GLI ZINGARI...

"Prima di tutto vennero a prendere gli zingari e fui contento perchè rubacchiavano. Poi vennero a prendere gli ebrei e stetti zitto perchè mi stavano antipatici. Poi vennero a prendere gli omosessuali e fui sollevato perché mi erano fastidiosi. Poi vennero a prendere i comunisti ed io non dissi niente perchè non ero comunista. Un giorno vennero a prendere me e non c'era rimasto nessuno a protestare". Bertold Brecht (forse)

UN ALTRO GIRO DI GIOSTRA

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"...Signor Terzani, lei ha un cancro, disse il medico, ma era come non parlasse a me, tanto è vero - e me ne accorsi subito, meravigliandomi - che non mi disperai, non mi commossi: come se in fondo la cosa non mi riguardasse. Forse quella prima indifferenza fu solo un'istintiva forma di difesa, un modo per mantenere un contegno, per prendere le distanze, ma mi aiutò. Riuscire a guardarsi con gli occhi di un sé fuori da sé serve sempre. Ed è un esercizio, questo, che si può imparare". "...Nel silenzio rotto solo dal frusciare delle auto sull’asfalto bagnato della strada e da quello delle suore sul linoleum del corridoio, mi venne in mente un’immagine di me che da allora mi accompagna. Mi parve che tutta la mia vita fosse stata come su una giostra: fin dall’inizio m’era toccato il cavallo bianco e su quello avevo girato e dondolato a mio piacimento senza che mai, mai qualcuno fosse venuto a chiedermi se avevo il biglietto. No. Davvero il biglietto non ce l’avevo. Tutt

PROMEMORIA

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Ci sono cose da fare ogni giorno: lavarsi, studiare, giocare, preparare la tavola, a mezzogiorno. Ci sono cose da fare di notte: chiudere gli occhi, dormire, avere sogni da sognare, orecchie per non sentire. Ci sono cose da non fare mai, né di giorno né di notte, né per mare né per terra: per esempio, la guerra. Gianni Rodari

DIREI CHE UN UOMO È CIÒ CHE SEI TU, ALEKOS.

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di Oriana Fallaci Quel che accadde dopo è un altro libro perché Alekos divenne il compagno della mia vita e un grande amore ci unì fino al giorno della sua morte che avvenne la notte del Primo maggio 1976 quando egli fu ucciso con un simulato incidente automobilistico, presto gabellato dal Potere come una banale disgrazia. Tuttavia, per capire meglio l’intervista che segue e alla quale egli teneva molto, sarà utile conoscere gli avvenimenti principali che costituirono l’ossatura della sua esistenza dal momento in cui quell’aereo giunse a Roma al momento in cui lo ammazzarono. Eccoli. Dopo aver lasciato la Grecia con me, Alekos scelse l’Italia come base politica e geografica della sua lotta. Qui avevamo la casa che avremmo mantenuto per anni, da qui partiva per i suoi viaggi in Francia, in Germania, in Svezia, ed anche in patria dove rientrò varie volte, durante l’esilio, clandestinamente: mai rintracciato dalla polizia di Joannidis. Nel novembre del 1973 la rivolta del Politecnico e il

ALESSANDRO PANAGULIS DA INTERVISTA CON LA STORIA, 1974

di Oriana Fallaci Quel giorno aveva il volto di un Gesù crocifisso dieci volte e sembrava più vecchio dei suoi trentaquattro anni. Sulle sue guance pallide si affondavano già alcune rughe, tra i suoi capelli neri spiccavano già ciuffi bianchi, e i suoi occhi eran due pozze di malinconia. O di rabbia? Anche quando rideva, non credevi al suo ridere. Del resto era un ridere forzato e che durava poco: quanto lo scoppio di una fucilata. Subito le sue labbra tornavano a serrarsi in una smorfia amara e in quella smorfia cercavi invano il ricordo della salute e della gioventù. La salute l’aveva persa, insieme alla gioventù, il momento in cui era stato legato per la prima volta al tavolo delle torture e gli avevano detto: «Ora soffrirai tanto che ti pentirai d’essere nato». Ma capivi subito che non si pentiva d’essere nato: non se n’era mai pentito e non se ne sarebbe mai pentito. Capivi subito che era uno di quegli uomini per cui anche morire diventa una maniera di vivere, tanto spendono bene