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Visualizzazione dei post da maggio, 2018

Le mani in tasca, il taxi e il trolley

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La crisi istituzionale, proviamo a raccontarla così. C'era una volta una foto con il Presidente della Camera che tiene le mani in tasca durante l'esecuzione dell'inno. Foto seguita da commenti nefasti dei giornalisti, che tuonano contro la terza carica dello Stato. C'era una volta un premier incaricato che girava in taxi, e i giornalisti intervistavano il taxista...che era stato pure pagato. C'era una volta un altro premier incaricato, dopo la rinuncia del primo, che è arrivato con il trolley. Consapevole del suo ruolo precario. Scappato da una uscita secondaria per non incontrare i giornalisti. C'era una volta un ex premier ed ex segretario di Partito che straparlava e i giornalisti non lo interrompevano mai. Infine c'era un commissario che voleva insegnarci a votare...i giornalisti gridavano allo scandalo Coro1: #io sto con Mattarella Coro2: #Impeachment Figuranti: Leader di Partito, Aspiranti ministri, Politici Spettatori pagan

Le notti buie della Repubblica - 1

Gladio, la strategia della tensione e le ingerenze estere in Italia 1956 Dopo la divulgazione del segreto, coincidente approssimativamente con la dissoluzione dell'Unione Sovietica e con la conseguente fine della guerra fredda, pur non esistendo nulla di accertato, sono state fatte molte ipotesi sulle relazioni intrattenute da questa organizzazione, o da parti deviate di essa, con l'eversione di destra o di sinistra o con attentati o con tentativi di colpo di Stato avvenuti in Italia. Già precedentemente si era comunque parlato di tale organizzazione (ne parla per esempio Aldo Moro nel suo memoriale, scritto nel 1978 durante i giorni della prigionia), e la sua esistenza era comunque ovviamente nota nell'ambito dei vertici politici, dei ministri competenti, dei vertici militari e dei servizi segreti. Nel 2000 il rapporto del gruppo «Democratici di Sinistra-L'Ulivo», stilato in seno ad una Commissione parlamentare, concludeva che la strategia della tensione era stata sost

La rivoluzionaria Nadia Gallico Spano

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A volte certi incontri sono casuali, partono da un motore di ricerca in internet e così inserendo parole comuni come "vestito", "parlamentare", "istituzioni" si fa conoscenza con donne dalla vita rivoluzionaria e coraggiosa come quella di Nadia Gallico Spano. Nata in una famiglia d'emigrati in Tunisia, nel 1938 aderisce al Partito comunista con i fratelli Loris, Ruggero e Diana. Milita nella Resistenza durante l'occupazione tedesca della Francia, viene condannata per la sua attività politica dal regime collaborazionista di Petain. Nel maggio del 1939 Nadia Gallico sposa Velio Spano, dirigente centrale del Partito Comunista Italiano. Si sottrae alla cattura e raggiunge l'Italia nel 1944 dopo le quattro giornate di Napoli, dove diviene una delle protagoniste del processo di rifondazione dello Stato e della nascita della Repubblica. E' una delle ventuno donne elette all'Assemblea costituente e, tra il 1948 e il 1958 è parlamentare com

I fiori sulla strada e il pianto della tua mamma

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Due cose non dimenticherò mai: i fiori lasciati sulla strada al passaggio del tuo feretro e il pianto di tua mamma. Seduti sulla balaustra di pietra della Via Marina, di fronte alla pizzeria, come ogni pomeriggio d'estate, io e Antonio ci scambiavamo tenerezze. Ci piace quel punto, che domina lo Stretto, ancora di più al tramonto, quando i colori si mischiano e le sfumature si modificano con tonalità rossastre, più chiare e più forti, riflettendosi sul mare. "Abbassati, su dietro la macchina, ora sparano". Antonio urlando mi aveva tirato giù, in sequenza udimmo gli spari. In pochi attimi si scateno' l'inferno, ormai un rituale scontato, per noi della città dei trecento morti ammazzati l'anno: le sirene accese, l'autoambulanza, la constatazione del tuo decesso. Eri il proprietario del locale, ogni lunedì sera prendevamo la pizza e scherzavamo con te. Eri un cuore puro, c'entravi o non c'entravi con la guerra di mafia? Perchè? Quando vivo

Dalle lamiere al trionfo di Cannes: Marcello Fonte una favola dei nostri giorni

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Marcello Fonte ha trionfato a Cannes con il suo film Dogman. Un trionfo che lo riporta alle sue origini, allo scrosciare delle lamiere della baracca in cui viveva, vicino ad un torrente, lo Scaccioti ad Archi, in una delle zone più malfamate e pericolose di una città, Reggio Calabria. Quello scrosciare ininterrotto, che chiudendo gli occhi, interpretava come un applauso fortissimo. Quell'applauso è diventata realtà e ti auguro che non finisca mai questo nuovo scrosciare. Ti do del tu, perchè ti sento vicino e perchè la tua storia bellissima, emozionante e commovente non è solo quella dell'uomo oggi attore affermato, ma di ragazzo e prima ancora di bambino determinato che non ha mai rinunciato ai suoi sogni. Un bambino impaurito fra lamiere e pezzi discarica, che ha creduto in un gruppo, l'Agesci molto attivo nel Rione Archi Carmine e nella passione per il tamburo, che ha così iniziato ad avere familiarità con il successo. Mi ripropongo di vedere i tuoi film a p

LIBERTA' DI ESPRESSIONE O CAMPAGNA PUBBLICITARIA VIOLENTA?

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I manifesti apparsi a Roma nel mese di maggio sono violenti, diffondono false informazioni e implicitamente giustificano degli atti contro la vita e non a favore. Proviamo a rimettere le cose a posto e troviamo le differenze: Il manifesto di CitizenGO: Contro il quale l'UDI si era espresso e  Roma Capitale ha poi notificato il 16 maggio la “diffida” alla società concessionaria per la rimozione della campagna appellandosi al comma 2 dell’art.12 del Regolamento della Pubblicità, che cita “E’ vietata l’esposizione pubblicitaria il cui contenuto sia lesivo del rispetto delle libertà individuali, dei diritti civili…”. L'immagine modificata da Non una di meno di Roma: Io non credo che mai per una donna sia facile decidere di abortire, così come non è facile denunciare le violenze subite. Sono invece sicura che l'ignoranza, la mancanza di conoscenza delle tutele, dell'aiuto che può venire dai consultori, dai centri anti violenza siano i maggiori comp

Il Mare Rosa - Incipit

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Scappo. Scappo e non mi troveranno. E’ un gioco, quello dei piccoli: guardie e ladri. E io sono il ladro.   Nella valigia infilo il necessario. Cerco gli occhiali con la montatura d’oro.   Guardo i mobili dentro la stanza, mi sdraio sul letto. Sotto sopra, così è rimasta la foto di mio padre, ci tiene Angela, la rimetterà a posto lei. Davanti al suo volto la candelina della torta e il numero 39. Non ne ha spente più, mi dispiaccio per i suoi pochi anni vissuti. Era buono con me, lui, solo lui. Io sono diverso. Amo il bello, amo i soldi, tanti e da spendere. Io sono un bravo ragazzo. Io sono quel bambino che a dodici anni ha lasciato la scuola. Io sono quel bambino che non sa cosa sia un abbraccio di una mamma, perché lei, mia mamma non mi ha mai abbracciato. Io sono io, fermo davanti alle lacrime di mio padre che   veniva alle visite nel carcere minorile. Aveva dei vestiti nuovi per me, tutte le settimane. Tute e scarpe da ginnastica firmate che mi facevano essere il più

La ragazza della quinta fila - Leo Buscaglia

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Il giorno in cui iniziò il mio incarico come assistente di Scienze dell’Educazione alla University  of Southern California ero molto nervoso. Quando entrai nell’aula, i tanti studenti che mi trovai  di fronte risposero al mio timido sorriso e al mio saluto con il silenzio totale. Armeggiai con i  miei appunti per qualche istante e poi cominciai la lezione balbettando. Sembrava che nessuno mi  stesse ascoltando. In quell’attimo di panico però notai una ragazza nella quinta fila molto attenta e posata, che  indossava un vestito estivo. Era abbronzata, i suoi occhi marroni erano svegli e attenti e aveva i  capelli di un biondo dorato. La sua aria interessata e il suo dolce sorriso furono per me un invito  a continuare. Mentre parlavo lei annuiva oppure diceva piano “Oh, si!” e prendeva appunti. Emanava la confortante sensazione di essere interessata a quello che stavo cercando di dire tra mille  esitazioni. Così cominciai a parlare direttamente a lei e riacquistai

SHALOM

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C'è una parola che vorrei venisse pronunciata nella striscia di Gaza: SHALOM Ho amato una professoressa di lettere alle scuole medie. Ho imparato da lei il valore della pace, i sentimenti di uguaglianza, la parità fra donne e uomini, la non violenza.  Ho conosciuto il conflitto arabo-palestinese attraverso l' amicizia di due ragazzi Davide e Daud e la chiarezza di una autrice Clara Costa Kopciowski. Ho ammirato la forza di due bambini che hanno superato l'odio irrazionale e millenario. La storia si ferma all'inizio degli anni 70, nelle ultime righe i due protagonisti si stringono la mano dicendo SHALOM, soffocati da un muro di pietre. Sono passati più di 40 anni e non è SHALOM. L'ultima immagine di una bimba di pochi mesi, morta intossicata nei territori occupati, risale a poche ore fa. Intorno le grandi potenze che, dalla fine del 1800, giocano ad appoggiare o non appoggiare i due popoli, al centro Gerusalemme con il suo muro del pianto e il medio or

LA MAGIA DI UN ABBRACCIO – Pablo Neruda

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LA MAGIA DI UN ABBRACCIO – Pablo Neruda “Quanti significati sono celati dietro un abbraccio? Che cos’è un abbraccio se non comunicare, condividere e infondere qualcosa di sé ad un’altra persona? Un abbraccio è esprimere la propria esistenza a chi ci sta accanto, qualsiasi cosa accada, nella gioia e nel dolore. Esistono molti tipi di abbracci, ma i più veri ed i più profondi sono quelli che trasmettono i nostri sentimenti. A volte un abbraccio, quando il respiro e il battito del cuore diventano tutt’uno, fissa quell’istante magico nell’eterno. Altre volte ancora un abbraccio, se silenzioso, fa vibrare l’anima e rivela ciò che ancora non si sa o si ha paura di sapere. Ma il più delle volte un abbraccio è staccare un pezzettino di sé per donarlo all’altro affinché possa continuare il proprio cammino meno solo” Pablo Neruda