INDIETRO NEL TEMPO

Indietro nel tempo e nei luoghi, inseguo gesti del passato e i loro uomini che con sapere innocente hanno cambiato le vite di molti”
Questo pensavo durante il viaggio provando invidia per la fierezza dei sentimenti e rabbia per le menzogne che hanno edificato la mia famiglia. Volevo conoscere la verità. Solo così, adesso che sono morti, potrò dargli pace riconoscendo e perdonando perché ogni azione è stata causata da un valido motivo: l’amore.
“sono come tu mi vuoi”. (solo un profumo degli anni trenta)
L’amore crea scompensi che mai si riequilibreranno, durano per tutta la vita solo rimanendo distanti e si ricompongono con la morte. Per capire queste cose ti sono venuta a cercare fino in fondo al viale alberato di palme, lì dietro la cattedrale. Eri alto e severo, con il vestito bello e la cravatta. Ti fermavi davanti alle scale di domenica mattina, lì c’erano i fotografi. Sorridevi quando il volto di chi ritraeva si nascondeva dietro il telo nero. Sfilavi lento gli occhiali scuri dal taschino della giacca e sorridevi più forte. Stretto nei tuoi vent’anni, sicuro di quella certezza coloniale che il regime dava. Ti ho spiato dalla foto che la mamma ha attaccato sull’album. Era piccola e la tenevi in braccio. Ti sono venuta a cercare perché tu non arrivavi da me e avevo da porti domande vecchie con risposte dimenticate. Non ti stavo disturbando, perché sei speciale e non ti arrabbiavi mai, neanche quando, alla fine della tua vita, in Italia, sulla seicento, io e Lory ti rubavamo la bombetta seduti sul sedile posteriore, guidavi, ci sorridevi, senza spazientirti mai. Avevi perso la severità ed avevi una tenerezza che nessuno ti conosceva. Qui ti ho trovato, come in quella foto, con quell’ansia di non potere modificare le vite e l’angoscia di non potere abbracciare la tua bambina. Non occorre chiedere perché. Non lo ammetteresti mai. Per amore. Avrei preferito un’altra storia a questo: amore e sofferenza. Avrei preferito ascoltarla da te. Asmara brillava di caldo e di affari. Andavi e venivi. Parlavi in arabo e vendevi quelle quattro cose che arrivavano dall’Italia. Sparivi. Apparivi. Quel pomeriggio sei entrato in quella casa altezzoso, come se fosse la tua casa. In fondo alla stanza l’hai vista e le hai mostrato il profumo. “e’ questo quello che volevi? Sono come tu mi vuoi” Non è arrossita, era quello che voleva. Siete usciti insieme abbracciati. Sul comò il pacchetto aperto e due gocce di profumo cadute sul centrino. Due attori del cinematografo così apparivate, felici e innamorati.
Il caldo dalle nove del mattino diventava insopportabile. Tornavo a casa a Ghezze Banda, percorrevo la stessa strada, mi chiudevo a casa a mettere insieme i pezzettini raccolti in quelle prime ore del giorno. Ad un tratto l’aria irrespirabile mi ha congiunta a te, a quell’altra parte della mia famiglia. Le tue raccomandazioni e quell’ultima notte di viaggio”.

Commenti

Post popolari in questo blog

LA MAGIA DI UN ABBRACCIO – Pablo Neruda

LA DONNA CANNONE E L'UOMO BOMBA

LA LETTERA. SETA. A. BARICCO