RIACE E ROSARNO, PERCHE?

Riace e Rosarno, costa jonica l’uno, costa tirrenica l’altro.
Riace, un piccolo comune noto per i Bronzi e per l’accoglienza.
Rosarno, 10 volte più grande per numero di abitanti, dal 2010 le cronache riportano gravi fatti di intolleranza di stampo razzista legati a questo comune.
Riace dal 1998 ha un progetto di ripopolamento nato dando asilo a 200 profughi.
Una domanda: perché?
Perché a Rosarno qualcuno si diverte a sparare addosso agli uomini che lavorano per pochi euro al giorno e vivono tra i detriti e le lamiere?
Basta leggere alcune inchieste giornalistiche, di cui, qualche riga sotto, riporto i link, per capire le condizioni di vita disumane di questi schiavi e di queste schiave dei nostri giorni.
Io scrivo e ho in mente Rosarno nell’estate del 2010. C’ero voluta andare appositamente.
Sembrava così surreale, la distesa della Piana, il Porto di Gioia Tauro e in fondo il mare, e le lamiere.
Amo molto gli aranceti, e il proprietario di un campo mi disse che lui le lasciava marcire le arance, che non conveniva raccoglierle, costava troppo e rendeva poco.
Forse per questo gli schiavi, che sono neri, e in fin dei conti per alcuni italiani, degni eredi del colonialismo fascista, non si tratta di esseri umani, possono essere presi a fucilate. Tanto che fa?
Perché Riace fa paura? Perché è un modello possibile.
Non c’è nulla da rubare a Riace. Nelle case vuote, nelle vie senza bambini, in un paese senza tempo, anno dopo anno qualcosa si è mosso.
La volontà degli uomini che hanno voluto dare vita e speranza a un piccolo borgo, dare una speranza a chi scappa dalle guerre e dalla morte.
Eppure a qualcuno non piace questo modello.
Perché?
Perché in fondo c’è una maggioranza neanche tanto silenziosa a cui non fanno orrore i corpi morti del mediterraneo, a cui un uomo nero ucciso e solo uno di meno, a cui le donne costrette alle violenze fra le lamiere sono pezzi di carne senza anima da abusare.

Non servono belle parole, servono gesti, servono esempi positivi. Nessuno deve essere ultimo, nessuno deve essere zero.



Rosarno 2010, l'anno della rivolta dei migranti.

Due giovani balordi del luogo, la notte del 6 gennaio, si sono divertiti a tirare con un fucile ad aria compressa su tre immigrati ferendone uno in modo grave. Non era la prima volta. Le centinaia di immigrati che lavorano negli agrumeti che si estendono a perdita d’occhio attorno al paese, sono stati fatti oggetto molte volte di questo tipo di aggressioni, oltre che di provocazioni di ogni tipo. Questa volta i braccianti non erano nello stato d’animo adatto a chinare la testa e hanno reagito. Si sono diretti a centinaia verso Rosarno, partendo dai campi dove lavoravano e dai rifugi dove trovano abitualmente un riparo indegno di un essere umano. È avvenuto quello che avviene in circostanze simili. La collera dei lavoratori dei campi, quasi tutti africani, si è indirizzata in modo cieco sulle vetrine dei negozi, sulle automobili dei rosarnesi, su qualche cittadino. Stufi di essere trattati come bestie, stufi della miseria in cui li tiene chi sfrutta il loro lavoro, resi disperati dall’aggravarsi della crisi, hanno risposto in modo istintivo.
http://espresso.repubblica.it/inchieste/2017/01/16/news/rosarno-il-mercato-della-carne-e-quello-delle-arance-1.293465

La rivolta è durata poco. L’intervento della polizia ha indotto gli immigrati a far ritorno ai propri rifugi.

Riace 1998: l'anno di inizio dell'accoglienza

Il tutto è iniziato nel 1998, con lo sbarco di duecento profughi dal Kurdistan a Riace Marina. L’associazione Città Futura (dedicata al parroco siciliano Don Giuseppe Puglisi, ucciso dalla mafia) ha deciso di aiutare i migranti appena sbarcati dando loro a disposizione le vecchie case abbandonate dai proprietari, ormai lontani dal paese.

Grazie alle sue politiche di inclusione, il primo cittadino di Riace è riuscito a dare ospitalità non solo ai rifugiati (ora 400 in tutto il paese), ma anche a tutti gli immigrati irregolari con diritto d’asilo, mantenendo in vita servizi di primaria importanza come la scuola e finanziando il piccolo comune con micro attività imprenditoriali legate all'artigianato.


Dal 2004, grazie alle politiche di accoglienza del sindaco Domenico Lucano, il paese e in particolare il centro storico ormai spopolato hanno concesso ospitalità a oltre 6mila richiedenti asilo provenienti da venti diverse nazioni, integrandoli nel tessuto culturale cittadino e inserendoli nel mondo del lavoro del piccolo borgo, ridando di fatto alla città di Riace una nuova vita. Nel borgo calabrese da tempo si pratica il sistema dell’accoglienza diffusa, con i migranti ospitati in appartamenti indipendenti.

E per finire in questi giorni:

https://comune-info.net/2018/06/benvenuti-a-rosarno-il-paese-della-pacchia/


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