CARO FRANZ

Sono a casa da solo, sono sdraiato sul mio letto e penso al mondo e ai suoi uomini che vanno e vengono. Vorrei andare, seguire uno di loro a caso, senza chiedergli nulla, solo accostandomi a lui e camminando sui suoi passi. Così senza meta me ne andrei, vorrei scoprire i volti di tutte le anime vaganti, e leggere dentro i loro occhi. Mi alzo per andare alla finestra, guardo in fondo al mare fin dove l’orizzonte svanisce e io non potrei più vedere. In alto le stelle illuminano la strada di chi cerca il buio, in una notte interminabile, una risposta consolatoria al viaggio. Non resisto oltre, torno a sdraiarmi per immaginare di essere in grado di fermare il mio respiro, lo controllo, non sento più, non vedo più. Sono morto. Serro i miei occhi più forte che posso. Silenzio. Buio senza stelle. Flebile riprende, è l’istinto, sopravvivo. Ci sono, sono qui nel mio letto. Mi alzo, attraverso la mia casa, percorro tutto il corridoio . Indosso il mio cappotto, il mio cappello e prendo la valigia gonfia di cose e stretta nei ricordi. Sono vicino alla porta d’ingresso. Torno nella mia stanza. Passando davanti allo specchio guardo l’uomo che mi guarda. Ci salutiamo alzando sulla testa il cappello. Percorro la strada come se fosse un palcoscenico. La finestra non è una finestra ma la platea con il suo pubblico di stelle e lampare. E’ il mio momento, adesso devo trovare la mia meta e farla capire al pubblico. E…La segreteria invade la stanza, assorbe ogni spazio pulviscolare, sovrasta le note della Ciaccona di Bach. Le parole mediate dal mezzo meccanico “Franz, Franz rispondimi so che sei in casa. Caro Franz, questa città è insopportabile e io sto così. Te ne sei andato. Avrei voluto avere mandarti via io. Ora non so cosa cancellare per tornare indietro. Io, tu, che cosa? Hai deciso tu, io non ti ho tradito. La tua fiducia? Mi hai solo giudicata e hai detto che ero sbagliata. Hai mai guardato oltre il tuo specchio? La vita non è un libro, la vita è quella che si combatte in frontiera, ogni giorno, con le amarezze, le sconfitte, le lacrime e i sorrisi. Ti sei chiuso dentro le tue finte difficoltà. Tutto è trascorso nella tua ottusità, nelle tue conoscenze, nei tuoi amori muti. E’ vero, è più comodo stare sdraiato sul letto a leggere piuttosto che… vivere, semplicemente vivere. Io ho vissuto, secondo te male. Mi dispiace, di meglio non ho saputo fare. Io voglio vivere ed allora Addio. Caro Franz. Addio.

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