I MESSAGGI

Vado tutti i giorni in riva al mare: ho imparato a decifrare i messaggi degli uomini.

So di fogli, grigi o gialli, con grafie disperate... dentro bottiglie che non possono essere aperte dalle onde. Grida, gemiti alla deriva che giungeranno intatti fino al Baltico o al Mar del Giappone.

A forza di trovarli tra la sabbia, provenienti da tutti i punti della terra, so riconoscere i quattro versi del languido, la sua richiesta d'aiuto rimata in strofe impeccabili.

So distinguere le lacrime dozzinali con cui il grossolano sigilla il suo appello, le imprecazioni del violento e il tono freddo dell'orgoglioso.

So riconoscere il messaggio del nostalgico: appone sempre ben chiari nome e data.

L'abitudine a ricevere messaggi mi permette di affermare che dietro ogni cuore disegnato si nasconde un'anima di vergine, così come gli anziani disegnano orologi e gli adolescenti ghigliottine.

Ci sono lunghi lamenti: appartengono al vanitoso, che descrive prolissamente le sue aspirazioni e tutto quanto tradisce il tempo, tutto quanto si è trasformato in nulla e in menzogna.

Una donna di carattere aggiunge il ritratto in cui la si vede di profilo, seria e orgogliosa, con un vestito da sera e una collana di zaffiri.

Il credente esige; l'incredulo supplica; l'indifferente si dimentica di firmare.

La lettera del saggio è un foglio in bianco.

ABILIO ESTEVEZ (L'Avana, Cuba, 1954)


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