COME GIOIE IN UN ADDIO
E così mi sono ritrovata alla fine della strada, senza via d'uscita.
L'avevo visto il cartello quando mi apprestai a imboccarla, tanto tempo fa.
Adesso sono qui.
Non c'è più nulla.
Un pò di campagna, le ultime due case, il coccodè di qualche gallina dimenticata, come me.
Sto seduta su quel pò che rimane di una antica gebbia e aspetto.
Potrei tornare indietro, forse dovrei.
Ma sono stanca, sudata, assetata.
I miei capelli sono arruffati dal vento e dalla polvere.
Potrei bussare alla porta di una delle due case.
Magari qualcuno mi elemosinerebbe del'acqua e un pò di ascolto.
Rimango a ricordare quel giorno di fine luglio.
Ricordo gioia, felicità, ebbrezza e nessuna consapevolezza.
Oggi c'è il vago ricordo di una estate e niente più.
Troppo poco il niente per giustificare le attese, le fermate obbligate davanti ai rami che crescono aggrovigliati.
La neve dell'inverno non ha gelato il mio cuore, adesso c'è la primavera e fra l egemme che nascono neanche le lacrime mi aiutano ad accompagnare il mio cuore al tuo funerale.
La strada, ormai solo battuta dalla terra, si è interrotta.
Non c'è pianto solo silenzio e disattesa.
Per chi rimane si registrano le perdite, come per un vecchio ragioniere, che chiude l'ultimo bilancio della ditta con le insegne in ferro battuto.
Ed è il freddo che gela le piccole gemme, come gioie in un addio.
@Viola Bonifacio Giugno 2002
L'avevo visto il cartello quando mi apprestai a imboccarla, tanto tempo fa.
Adesso sono qui.
Non c'è più nulla.
Un pò di campagna, le ultime due case, il coccodè di qualche gallina dimenticata, come me.
Sto seduta su quel pò che rimane di una antica gebbia e aspetto.
Potrei tornare indietro, forse dovrei.
Ma sono stanca, sudata, assetata.
I miei capelli sono arruffati dal vento e dalla polvere.
Potrei bussare alla porta di una delle due case.
Magari qualcuno mi elemosinerebbe del'acqua e un pò di ascolto.
Rimango a ricordare quel giorno di fine luglio.
Ricordo gioia, felicità, ebbrezza e nessuna consapevolezza.
Oggi c'è il vago ricordo di una estate e niente più.
Troppo poco il niente per giustificare le attese, le fermate obbligate davanti ai rami che crescono aggrovigliati.
La neve dell'inverno non ha gelato il mio cuore, adesso c'è la primavera e fra l egemme che nascono neanche le lacrime mi aiutano ad accompagnare il mio cuore al tuo funerale.
La strada, ormai solo battuta dalla terra, si è interrotta.
Non c'è pianto solo silenzio e disattesa.
Per chi rimane si registrano le perdite, come per un vecchio ragioniere, che chiude l'ultimo bilancio della ditta con le insegne in ferro battuto.
Ed è il freddo che gela le piccole gemme, come gioie in un addio.
@Viola Bonifacio Giugno 2002
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