BREVI CRONACHE DI MORTI AMMAZZATI

La prima volta avevo dodici anni, era un tardo pomeriggio estivo nel 1985, passeggiavo sul Lungomare di Gallico Marina (RC) con i miei amichetti. La strada era affollata, d'improvviso la folla iniziò a correre e anche noi scappavamo mentre il mormorio diceva "hanno sparato a uno" oppure "hanno ammazzato a Giovanni". Quella corsa alla prima casa utile di qualcuno di noi sembrava infinita. Erano solo poche centinaia di metri e il fratello più piccolo di Mariagrazia piangeva "hanno ammazzato papà", perchè il loro papà si chiama Giovanni. E lei lo rassicurava "ma che dici, papà è a Villa, corri".
Iniziò così un periodo, durato anni, in cui la strage sembrava non dovesse più finire. Il silenzio del giorno dopo era irreale, qualche bambino non compariva in spiaggia per un paio di giorni, anzi la spiaggia era proprio deserta. Tu stavi lì a leggere la cronaca della "Gazzetta del Sud", ti chiedevi dei perchè ma nessuno degli adulti intorno ti rispondeva. Era solo un controllo estenuante e una serie di proibizioni su luoghi, persone, locali dove non potevi entrare.
Quella mattina avevano appena sparato al terzo in ventiquattro ore, in spiaggia c'era il solito silenzio. Ho chiesto di Cinzia, qualcuno distrattamente mi ha risposto:"Non lo sai? gli hanno sparato il cognato! era uno dei tre!"
Quell'inverno fu tristissimo, in primavera avevo letto sul giornale che avevano ucciso Marcello, il gestore del bar dove andavamo a prendere il gelato d'estate. Così: il killer era entrato ed aveva chiesto: "Chi è Marcello?" Quando il barista si era fatto avanti gli aveva sparato e Marcello è morto sul colpo.
Il killer era "venuto da fuori", come sempre si diceva.
L'estate successiva, chissà perchè mi ricordo quelli d'estate, era toccato al cuoco del ristorante vicino casa. Io e Angelo eravamo seduti su un muretto di fronte al ristorante, ad un certo punto mi disse "abbassati che adesso sparano", aveva visto la moto con gli uomini con su il casco...I colpi e la solita disperazione. Giuseppe era bravo, abitava vicino la mia casa a mare. La notte il vento mi portò le lacrime di sua mamma, e il giorno dopo su tutto il percorso del funerale furono gettati fiori. I resti dei fiori rimasero a lungo sulla strada, come se non volessero più seccare.
D'inverno a Reggio Calabria, quartiere Santa Caterina, era diverso, mi ricordo una signora sempre vestita di nero. Stava seduta su un balconcino di muratura a piano terra. Passavo davanti a casa sua per andare a fare la spesa. La signora dell'alimentari un giorno mi aveva detto: "Poverina, gliene hanno ammazzato un altro (di figlio nda) non si caccerà mai il nero di dosso". Eppure io giurerei di averlo incontrato lontano da quell'inferno suo figlio superstite...oppure è solo la speranza che non sia più vestita di nero.
Una sera ero con mia mamma sulla via principale del quartiere e una gran folla ci impediva di andare avanti, il lenzuolo bianco copriva una carrozzina per disabili. "eh sì, è scampato una volta, ma stasera l'hanno freddato". Il morto era un ragazzo, ferito in un agguato precedente ed ancora convalescente. Ucciso davanti al suo bar.
Il 18 marzo del 1990, Reggina- Messina, derby perso con gol subito di Igor Protti, due ragazzi stavano ascoltando la partita a San Brunello. Lo stadio era stato proibito dai genitori perchè il derby era a rischio. Erano lì a chiacchierare, uno dei due aveva sedici anni come me, era figlio della signora della profumeria dove andava sempre la mia mamma. Un killer li ha uccisi senza alcuna pietà. Ogni 18 marzo penso a loro e dico una preghiera.
La carrellata potrebbe continuare, ma la chiudo con il ricordo di Marcella. Marcella uccisa per sbaglio a dieci anni mentre era in macchina con suo papà. Non so nulla di lei. Ho solo trovato una mia poesia con la sua storia e una data 28-3-1989.
Noi adolescenti di quegli anni non abbiamo avuto psicologi nè comprensione, sebbene avessimo vissuto dentro una guerra. Molti di noi sono fuggiti. Reggio Calabria ha perso, noi abbiamo perso. la 'ndrangheta ha vinto. Ho scritto queste parole solo perchè a volte si paventa che ci possa essere una terza guerra di 'ndrangheta ed io penso che la paura e l'incredibile ferocia di quel periodo nessuno me la leverò dalla testa e dal cuore mai, mai più e mi chiedo: "Come è stato possibile? Come è possibile?"

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