DALLA PARTE DI TEA

Odio le feste…Come pesano questi regali…Sono tutti per una persona sola che non mi telefonerà neanche stasera. Potrei inviarli con un fattorino. Potrei essere felice accanto a lui. Avrei potuto essere felice. Già…mangerò un panino al solito McDonald's. Come posso spiegare il nodo alla gola che mi prende in questi momenti. Entro e appoggio le buste su una sedia. Che imbranata! Mi è scivolata proprio quella con il mappamondo antico. Mille pezzi…E quel giovane, tanto carino, che legge il giornale e gioca con i dadi si alza e mi aiuta. Sembrava che fosse su un altro pianeta…ed invece eccolo qui tutto complimentoso…Ottima scelta, mi dice, un mio amico ne fa collezione. Vorrei vedere, rispondo, il regalo era per una persona speciale…che colleziona pezzi rari e antichi. Gli racconto della mia giornata, tutta storta e di quel buzzurro che voleva conto dall'agenzia per la chiusura di Linate…Ascolta…e io lo incalzo…indago se ha regali per persone speciali. Poverino, solo e triste la vigilia di Natale, con i suoi amici e parenti in Calabria. Mi mostra, poi, una coppia di dadi. Ricordo della madre e regalo magico. Prova, mi incita, più di sei il tuo uomo ti chiamerà, meno di sei…Non provo! Che Natale di merda. Concorda e torna al suo posto. Grazie per l'aiuto. Mi giro e mi ritrovo il buzzurro. Quello che mi voleva picchiare prima in agenzia. Si agita, mi scuote. Che cosa posso farci io se è Natale e non potrà andare in Sicilia? Basta con i piagnistei. Dal tavolo del giovane carino arriva un "Antonio". Il mio angelo mi ha salvata di nuovo. Questi due si conoscono proprio, sto attenta a quello che si dicono…Capisco poco: Leo, il lavoro, il lavoro duro…Beato te che stai lì a fare niente! Non hai capito che così ti rovini. Cosa faccio io? Non capisco Leo è così simpatico. Antonio, questo è il nome del buzzurro, si avvicina al mio tavolo. Quell'altro ritira i dadi. Mi sembra che questa storia dei dadi sia davvero importante per lui. Va al bancone. Antonio, dicevo, sorriso e tante scuse per gli insulti di prima. A questo punto devo anche consolarlo. Sicuro che troverà una soluzione per il giorno successivo. Continua a rendermi partecipe delle sue vicende. Gli affetti lontani, la fatica, tutto da guadagnarsi non come quello lì. Si chiama Andreàs, è in affari con il mio capo. Che affari. Io lo conforto, gli parlo con il cuore in mano, dato che è redento. Nel finire questa frase va via la luce, si accendono le luci d’emergenza. Andreàs si alza e inizia ad accendere le candeline sui tavoli, si siede con noi. Antonio si informa da lui se ha risolto la questione della distribuzione dei regali in ditta con Leo. Insomma inizio a pensare: la ditta di Leo, il mio Leo è vicino all'agenzia. Il Mc è a metà strada tra la mia agenzia e la ditta. Il collezionista amico di Andreàs ha i pezzi di antiquariato, Leo ha un operaio che gli fa da autista. Insomma questi due conoscono il mio Leo. Mi sembra anche che mi stiano un po’ troppo addosso. Sì, è vero Leo non mi vuole, sono anche sola…certo ma non mi svendo così…Magari posso arrivare al cuore di Leo. Così sia. Posso leggervi qualche cosa? Si dai, scaldiamo gli animi. Prendo quel diario che avevo incartato accuratamente e inizio a leggere le lettere scritte e mai spedite al mio amato amore impossibile. Antonio, a questo punto, cerca di commuovermi. Mi guarda e mi racconta della sua vita in bilico fra due donne (pensare che non ho ancora trovato quella giusta, dice). Andreàs, invece, mantiene l'atteggiamento da uomo duro e risponde che lui non crede all’amore, non crede più nei sentimenti da quando sua madre è andata via di casa abbandonandoli per un altro uomo. Antonio lo incalza…E’ lui che ha una vita tutta sbagliata, sta sempre lì a lanciare dadi…Lo invita a provarci, entrando, lui che può, in quel mondo da favola a cui si avvicina ogni giorno. Andreàs è inquieto, si rammarica, non appartiene al lusso, a quegli uomini di carta buoni solo a parlare di soldi, di viaggi e di donne da possedere…Confessa tutti i suoi movimenti all’interno dell’organizzazione, dei suoi clienti e delle loro debolezze. Evoca le feste da cui, nonostante venga invitato, scappa nauseato. E’ gente felice…illusa di felicità. Anche Leo l’ha invitato a trascorrere a casa sua la vigilia ma ha rifiutato, perché decidendolo con i dadi, ha capito di non potere stare con un pezzo così importante dell’organizzazione. Antonio lo ferma, non vuole sentire altro. La cena di Natale a casa di Leo è troppo ambita da tutti e Andreàs ha osato non andare. Non capisce il senso di quella decisione. Solo un imbecille avrebbe rifiutato. Andreàs ribadisce che si sente a disagio con quelle persone così artificiali. Sta meglio al Mc a leggere… Antonio ribatte che quando va a prendere le persone per portarle a casa di Leo sono tutte trepidanti per l'invito ricevuto e lui, un vero coglione, ha rifiutato…I soldi che guadagna non gli fanno schifo…però… Li ho ascoltati in silenzio, senza intervenire. Inizio a pensare che Leo non è l'uomo che ho immaginato ma anche che senza di lui non posso vivere. Avrei fatto carte false per quell’invito, posso solo proporre un brindisi a quell'uomo. Apro una bottiglia di rum (che prendo tra i regali di Leo) e inizio a bere. Ne offro ai miei due nuovi amici. Beviamo più volte versando il rum nei bicchieri di carta. Andreàs si alza e torna al suo tavolo. Accanto alla sua sedia c'è uno zainetto (che non avevo visto prima). Ne preleva una bustina trasparente con dentro dell'hashish. Lo guardo, insomma che gente…un buzzurro che diventa gentile ed un tossico…Che bel Natale. Andreàs ci fa segno di avvicinarci. Ci raggiunge all'altezza di un tavolo da quattro. Andreàs prende una sigaretta, la svuota, prende dalla busta formato famiglia un po’ di hashish e prepara una canna. La accende, la aspira e me la passa. Aspiro e la passo ad Antonio. La prima canna della mia vita! Mi viene da cantare e canto. Che cosse' l'amor / Che cos'è l'amor/ chiedilo al vento / che sferza il suo lamento sulla ghiaia / del viale del tramonto / all'amaca gelata / che ha perso il suo gazebo…
Sul finire della musica Antonio mi prova a baciare, mi scanso e strattono Andreàs. Antonio si infuria e riprende l’atteggiamento iniziale rabbioso facendo emergere la sua vera natura cattiva. Mi insulta ed insulta anche Andreàs mi difende! Ne nasce una lotta fra i due. Antonio vuole sapere per chi è l’ultima consegna. Andreàs si sente braccato. Antonio lo minaccia vuole sapere tutto per denunciarlo, gli dice che è un inetto che vive da barbone, che non è in grado di stare in quel giro con quella gente che rifiuta. Al contrario lui sì che saprebbe dominare la situazione e vivere alla grande, sfruttando davvero quei “signori”. Inizia a sognare la sua nuova vita senza dovere spaccarsi la schiena e vorrebbe avere pure lui le mani da signorino come Andreàs. Vorrei dividerli e li divido. Sarà ma questo Antonio non è proprio un buzzurro. Andreàs si dimostra inquieto, non capisce il senso delle accuse…in fin dei conti racconta di essere entrato per caso in quel giro, aveva degli ideali diversi quando era un ragazzino e portava la “roba” con il motorino. Da lì in poi non ha scelto niente, ha solo vegetato perdendo pezzettino dopo pezzettino la sua identità e ogni dignità. Immagina però che quella sia la sua unica vita possibile anche se… se solo avesse una speranza. Antonio è entusiasta di questo pensiero. Intervengo io: potrebbe essere il caso ancora una volta a decidere…Avevo visto i dadi nelle sue mani gli propongo di giocare una partita a dadi con Antonio, se Andreàs perderà sarà un segno del destino…lascerà l'ultima consegna ad Antonio che magari potrà prendere il posto di Andreàs nell’organizzazione. Antonio darà il suo biglietto per la Sicilia e le indicazioni necessarie ad Andreàs per rifugiarsi nella sua casa al mare, per nascondersi e sfuggire alla vendetta dell'organizzazione. Si gioca. Io scrivo sul diario ad alta voce le sue ambizioni: andrà con chi vincerà per ritrovare il suo amato. Antonio vince e Andreàs gli regala i dadi. Andreàs ci guarda andare via, si siede al suo tavolo e sento queste parole “penso spesso con piacere a quando mia mamma mi diceva ed è da lì che ricomincerò, dal mare”.

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