DALLA PARTE DI ANTONIO

Dalla parte di Antonio.
Il mio capo è buono. Non mi chiede mai più del dovuto e mi paga bene. Non si fidava di me ma mi doveva un favore: gli ho fatto capire chi era la donna che andava bene per lui. Gli ho confezionato un regalo di Natale con i fiocchi al Dottor Leo Borio. I fatti sono questi: non avevo preso l'aereo per andare a casa in Sicilia. Ero rimasto a Milano ed ero incavolato con quella stupidina (ho cambiato idea dopo) dell'agenzia di viaggi, ritenendola responsabile della cancellazione del mio volo. L'avevo vista dentro un McDonald's e lì dentro ho incontrato un tipo, in affari con Leo. Avevo voglia di spaccare lei, lui ed anche il locale. Leo si fidava di Andreàs, che nome, avrebbe potuto chiamarsi Andrea no? Così mi dimostravo simpatico ma mi irritava troppo. Io ero un povero disgraziato che non sapeva come trascorrere la serata e lui, invitato da Leo, se ne stava lì. Mi diceva "preferisco stare qui, a leggere". Che uomo di merda. Che Natale di merda. La ragazza, avevo pensato che magari qualcosa con lei mi potesse pure uscire, dato che Deborah (mia amante) era in montagna e la mia fidanzata l'avrei rivista chissà quando! era innamorata di Leo. Che coincidenza tutti e tre vagavamo intorno a quell'uomo. Io ero invidioso per il fatto che il mio capo si fidava di me, ma no tanto da coinvolgermi. Ero al massimo suo autista. Avrei voluto essere un suo consigliere così come mi sembrava che fosse Andreàs. Capivo che avrei dovuto raggirare gli ostacoli e giocarmi quella serata al meglio. Lei insisteva con Leo, Tea che bel nome. Andreàs giocava con una coppia di dadi e si piangeva addosso. Che nervoso! Avrei voluto tirargli uno sganascione. Ed invece lo ascoltavo. Non amava quella vita, gli mancava il mare, soffriva per la sua famiglia, non aveva un amore. Che strazio, con tutti i soldi che si faceva in una serata io ci campavo una anno. Andreàs era pronto a rinunciarci. Lo si capiva. Sarebbero bastate le condizioni giuste. Tea in un primo momento era commossa per questa storia di tristezza che raccontava. La neve rendeva tutto irreale. Ed io a tratti parlavo male di Leo, uomo malvagio e crudele…esageravo su come trattava gli altri uomini. Tea non mi credeva, ma Andreàs sì. Così alla fine approfittando del fatto che Tea ci aveva fatto bere e lui ci aveva fatto fumare (quello non è stato un bel momento), mentre lei cantava e ballavamo ho provato a baciarla. Apriti cielo. Altra rissa con quei due. Eppure da lì avevo visto lo scatto. Un cambiamento di situazione. Ho forzato un po’ la mano con Andreàs…capiva o no quello che rischiava…Raccontava, diceva di cose e persone e movimenti su e giù per l'Italia. Ho riflettuto era lì per un'ultima consegna. Ho voluto sapere chi ne era il destinatario. Ho avuto tutto chiaro. Era per Leo. L'aveva invitato a cena per fargli fare il salto di qualità. Avrei dovuto impedirglielo. Quella santa donna mi è stata utilissima. Andreàs era indeciso. Aveva paura. Voleva mollare. Tea insisteva sui dadi e solo con una decisione lasciata al caso si sarebbe potuta modificare la situazione. (Possibile? Questo aveva deciso tutto con i dadi). Io non potevo fare altro che fare l'amicone e presentarmi a lui come il suo salvatore. Infatti gli ho proposto di andare a nascondersi per un po’ in Sicilia. Insomma ha tirato 'sti dadi e ha partorito questa decisione. "Mollo la mia vita" ha detto e ha fatto. Povero scemo, pensavo in cuor mio. Eccomi servito un ottimo lasciapassare per arrivare da Leo, portandomi dietro la ragazza. Aveva dei meriti devo dire. Ho dato tutte le indicazioni per arrivare nella mia modestissima casa al mare ad Andreàs e via, sono corso da Leo. E' stato il Natale più bello della mia vita. Tea faceva la smorfiosa con il mio "CAPO", le donne tutte streghe. Leo era tutto felice per avere recuperato la sua merce ed anche per essersi liberato di un inetto. Io servo devoto e fedele gli sono. Com'è buono il mio capo, a Natale adesso vado ai Caraibi…

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